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martedì 10 marzo 2020

Amelia Rosselli – da Variazioni belliche (1964):

Il Cristo trainava (sotto della sua ombrella) (la sua croce) un
informe materiale; parole trainanti nella polvere del dipinto
del chiostro di vetro. Sotto della sua chiostra di vetro
il Cristo trainava una sciabola. Dodici pecore sogghignavano
distrattamente alla sua predica. Io montavo in arabeschi
il mio pudore dozzinale, su per le vetrate ricurve della
sua sala da pranzo, margherite colate in piombo su dei prati
e i cieli oscuranti di blu feroce. Io salivo i gradini della
pietà molto ben concentrata in se stessa, con la croce quadriforme
della sua durezza alle spalle. Il Cristo incrociato era una
colomba, che spaziava teneramente, lusingava con la sua coda
i teneri colori del cielo appena accennato. Il cristo deformava
il mondo in mille maniere, catacombe delle lacrime. I suoi
occhi Bizantini splendenti e crudeli stagliavano rondinelle
nel cavo del cuore. La crudeltà si faceva forse meno maestra
del mondo, o universo con la sottana troppo piccola, se lui
piangeva. Io che cado supina dalla croce m’investo della
sua mantella di fasto originario. Bellezza armonia che scintilli
anche per i prati ora secchiti: marmo che non cade, curva
di spalla sepolta e rinata, con la spala che intacca i geroglifìci
del mondo. Forma cunea, alfabeto – triangolo, – punta al cielo
le tue dita sporcate di terriccio.

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