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mercoledì 25 marzo 2020

Julio Cortázar. Poesia. Fauna e flora del fiume

Questo fiume nasce dal cielo e si dispone a durare,
tira le lenzuola fino al collo, e dorme
davanti a noi che andiamo e veniamo.
Il Río de la Plata è questo che di giorno
ci inzuppa di vento e gelatina, ed è
la rinuncia del levante, perché il mondo
finisce con i lampioni del lungomare.
Non discutere oltre, leggi queste cose
possibilmente al bar, cielo di monete,
rifugiato dal fuori, dall’altro giorno feriale,
circondato dai sogni, dalla bava del fiume.
Non rimane quasi nulla; sì, l’amore che si vergogna
ed entra nelle buche delle lettere per piangere, o che va
solo da un angolo all’altro (ma lo vedono lo stesso),
conservando i suoi oggetti dolci, le sue foto e catenelle
e fazzolettini,
conservandoli nella regione della vergogna,
la zona della tasca in cui una piccola notte mormora
fra peluzzi e monete.
Per alcuni è tutto uguale, ma io
non amo il Racing, non mi piace
l’aspirina, risento
del giro dei giorni, mi disfo in attese,
a volte impreco, e mi dicono
che ti succede amico mio,
è il vento del nord, cazzo.

Julio Cortázar
(Traduzione di Eleonora Mogavero)

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