Dovrò cambiare geografie e topografie.Non vuole saperne,mi rinnega in effigie, rifiutalo specchio di me (di noi) che le tendo.Ma io non so che farci se la stradami si snoda di sottocome una donna (come lei?)con giusta impudicizia.E dopo tuttoho pozzi in me abbastanza profondiper gettarvi anche questo.Ecco che adesso nevica...Ma io, mia signora, non mi appello al candore della nevealla sua pace di selvaconclusivao al tepore che sottende di ermellinilegni bracieri e cere dove splendono virtùaltrove dilaniate fino al nonsensoma vizze qui, per poco che le guardi,come bandiere flosce.Sono per questa - notturna, immaginosa - neve di marzoplurisensadi petali e gemme in diluvio tra montagneincerte laghi transitori (come me,ululante di estasi alle colline in fiore?falso-fiorite, un'oradi sole le sbrinerà),per il suo turbine il suo tumultoche scompone la notte e ricomponelaminandola di peltri acciai leggeri argenti.Ne vanno alteri i gentiluomini nottambuliscesi con me per stradada un quadrovisto una volta, persodi vista, rincorso tra altrui reminiscenzeo soltanto sognato.
Da Stella variabile:
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