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giovedì 4 giugno 2020

Racconto. La stazione.


È notte e dopo tanto inutile camminare sono finalmente arrivato alla stazione dove aspetterò che arrivi il mio treno. La mia non è una grande stazione di città, è la stazione di un piccolo paese di montagna.
L’aria è fresca e pulita. Ci sono solo due soli binari, uno per andare a non si sa dove e uno per tornare da non si sa da dove. Ci sono delle aiuole molto curate e ornate da splendidi fiori. In una fioriera accanto alla biglietteria fa grande sfoggio della sua bellezza un rovo di splendide rose gialle.
Sono seduto su una panchina e osservo arrivare e partire i treni sperando sempre che il prossimo sia il mio. Sul binario di fronte a quello dove sto aspettando c’era fino a poco fa una ragazza con un bel viso tondetto incorniciato da lisci capelli biondi a caschetto e punteggiato di simpatiche lentiggini. Era lì da prima che io arrivassi ma poche ore fa l’ho vista saltare di gioia mentre un potente locomotore si approssimava alla stazione. Quando il gigante di ferro si è fermato e le porte si sono spalancate la ragazza è salita precipitosamente inciampando per la fretta sugli scalini. La sua attesa era finalmente finita, il suo treno era arrivato e lei poteva iniziare il viaggio che da sempre sognava. Le porte del treno si chiusero dietro di lei e ho continuato ad osservarla mentre si allontanava. Teneva il viso schiacciato sul vetro del finestrino e i suoi occhi raccontavano la gioia che aveva nel cuore! Non poteva sentirmi ma le augurai ugualmente buon viaggio e lo urlai al vento!
Mi accorgo solo ora che in fondo al marciapiede, ai margini della stazione, c’è un uomo seduto su una panchina. Il cono di luce tremula di un lampione illumina questa figura mesta e silenziosa. Mi avvicino lentamente mentre lui continua a fissare i binari che sbucano dal buio della notte. Le rughe del viso e i radi capelli bianchi tradiscono la sua non più giovane età. Indossa un elegante blazer blu su una camicia candida ed una sobria cravatta. Si accorge della mia presenza e distoglie lo sguardo dai binari. I suoi occhi incontrano i miei e capisco che nel cuore ha un dolore sordo e profondo.
“È molto che aspetta?” gli chiedo.
“Non ricordo più quante volte ho visto sorgere il sole su questi binari e quante volte ho salutato la luna!”.
“Ma è sicuro che sia questa la stazione dove deve passare il suo treno? Ha chiesto se per caso il treno che aspetta è stato soppresso o ha cambiato percorso?”
“Ragazzo mio, la stazione del mio destino è questa. Non sono le mappe e gli stradari a portarti in queste stazioni. È il cuore che ti guida e non è possibile sbagliare. Sono arrivato tanti anni fa e come te avevo il fuoco nel cuore, ero certo che il mio treno sarebbe arrivato, era solo questione di tempo. La mia attesa finì in un tiepido pomeriggio di maggio. Ricordo quel giorno, il sole stava calando quando all’orizzonte sulla linea dei binari scorsi la sagoma di un treno che sembrava proprio quello che da sempre aspettavo. Mano a mano che si avvicinava mi convincevo che era sicuramente il mio treno!! Il cuore impazziva di gioia mentre in piedi sul ciglio della banchina aspettavo che si fermasse davanti a me. E così è stato. Il treno ha rallentato e sbuffando si è fermato, solo per un istante, solo il tempo di farmi capire che quello era il mio treno. Qualcosa di tremendo stava per accadere, le porte restarono sigillate e mentre urlavo e battevo i pugni sui vetri il treno lentamente si rimise in marcia allontanandosi fino a sparire dalla mia vista! In quel momento avrei voluto morire. Il treno che aspettavo per iniziare il viaggio della mia vita era passato davanti a me ed io non ero riuscito a salire. Istintivamente fuggii piangendo ed urlando, ma subito dopo mi resi conto che non c’era un posto al mondo dove io volessi andare. Sono allora tornato qui alla stazione e qui voglio restare, voglio continuare a scrutare i binari sperando sempre che quel treno possa tornare a prendermi prima che io mi addormenti sotto la luna della mia ultima notte!”
Senza aspettare una risposta distoglie lo sguardo da me e torna a fissare i binari immersi nel buio. Capisco che vuole restare solo con il suo dolore e la sua speranza. Le parole di quell’uomo mi hanno scosso e mentre mi allontano da lui una morsa mi stringe il cuore, un brivido di paura mi fa tremare le gambe. Il sole sta sorgendo e la notte sfuma in una dolce alba mentre sento sbuffare un treno in lontananza. Alzo lo sguardo e non credo ai miei occhi. All’orizzonte vedo un puntino giallo avvicinarsi lungo il sentiero dei binari. Non mi posso sbagliare è quello il mio treno. Sta avvicinandosi alla stazione. lo vedo è un meraviglioso treno giallo. Trattengo il fiato e continuo a fissarlo mentre si avvicina alla stazione. L’uomo con i capelli bianchi si gira verso di me, mi guarda e grida “… eccolo questo che arriva è il tuo treno. Ti auguro che si fermi e che le sue porte si aprano per te! Voglio vederti partire voglio che almeno per te il viaggio abbia inizio!”
Chiudo gli occhi ho paura di guardare; ascolto il treno avvicinarsi sempre più! Non so se si fermerà, non so se il mio viaggio sta per iniziare o se invece dovrò rassegnarmi a passare qui il resto della vita, so soltanto che il mio destino era quello di arrivare in questa stazione ed aspettare questo meraviglioso treno giallo!

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