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giovedì 4 giugno 2020

Racconto. Mi chiamo Sandro.


Mi chiamo Sandro. La mia situazione è quella di un imprenditore fallito e di un uomo senza più famiglia. Non so spiegarmi se è stata la mia condizione ad avermi legato all’alcol, oppure se è stato l’alcol a ridurmi in questa struggente condizione.
Smessi gli studi di ragioneria m’iscrissi all’Università, ma per motivi economici della famiglia fui obbligato a cessarli. Nel frattempo avevo già trovato un impiego all’interno di un’azienda produttrice di vernici. Con il passare del tempo divenni socio nell’azienda e amministratore con il figlio dell’ex titolare che era andato in pensione. Mi ero anche sposato e avevo avuto due figli. Tutto filava liscio, in casa c’era armonia, con gli amici ci ritrovavamo spesse volte la sera a ingozzarci spensieratamente boccaloni di birra, giudicando innocue le volte che arrivavo a eccedere. Con il passare del tempo però, senza rendermene conto, quella birra sembrava che fosse diventata qualcosa di me: avevo iniziato a portarne lattine anche al lavoro. Senza che me ne accorgessi anche durante i pasti avevo iniziato a consumare sempre più vino, cosa che mi fece notare la mia ex moglie. Il problema è che non si trattava di consumare solo il vino durante e fuori dai pasti, ma fare uso sempre più indiscriminato di super alcolici (la grappa) mentre guardavo la TV. Era un desiderio al quale non sapevo resistere. E poi me ne andavo a dormire con i giramenti di testa, restando comunque sempre lucido. Anche nel lavoro le cose sembrava che andassero a gonfie vele e che potessero durare all’infinito, al punto che in due, io e il socio, dietro consiglio anche di suo padre, decidemmo di fare un investimento allargando il magazzino e introducendo impianti più nuovi.
Ecco che di lì ci fu un tracollo improvviso. L’iperbole dell’economia fece la curva e puntò in picchiata verso il basso. Una catastrofe vera e propria. Clienti che dichiararono fallimento e che smisero di pagare. Noi ci siamo trovati di fronte a una montagna di debiti da pagare, con le banche e con i dipendenti, che neanche personalmente eravamo in grado di affrontare. Eravamo entrati nel ciclone delle banche, dal quale non puoi uscirne se non con le ossa rotte. Siamo così stati costretti a decretare fallimento pure noi, con gli aguzzini delle banche che ci stavano col fiato sul collo. Accaduto il tracollo dell’azienda, è subito scoppiata la guerra in casa. Era diventato impossibile viverci. Con la mia ex moglie le liti erano continue. Ed io che mi sentivo depresso, mi sentivo anche in colpa di non avere dato ascolto alle sue arrabbiature tutte le volte che abbiamo discusso perché era contraria a quel maledetto passo di ampliare l’attività.
Ero visibilmente a terra, moralmente distrutto e lei o faceva finta di non accorgersi della mia situazione, che molto spesso ho pensato anche di farla finita, o faceva solo finta, questo non lo so.
La mi casa però era diventata l’inferno. Io non ce la facevo e la situazione mi struggeva al punto di portarmi il più possibile lontano da casa. Ma lontano dove, dove avevo gli amici che mi ripagavano le birre che fino a poco tempo prima ero stato io a pagare a loro.
Quello che è peggio che avevo iniziato a tornare a casa anche ubriaco. Lo facevo senza nemmeno rendermene conto. E così litigavamo anche per questo, con mia moglie che mi rinfacciava di spendere soldi sull’alcol quando eravamo quasi in bolletta su tutto. Io non le dicevo che pagavano gli amici, perché mi vergognavo, così stretto nella morsa diventavo sempre più furioso e violento, con lei e persino con i miei figli; fino al punto che lei ha fatto le valige e se né andata, portando con sé anche i figli. È tornata ad abitare con i suoi genitori.
A quel punto a me la situazione è precipitata ancora di più. Non lo avrei mai creduto e invece così è stato. La voglia di fare la finita con tutto e con tutti, la rabbia che avevo dentro con me stesso e con tutti gli altri, non hanno fatto altro che farmi affogare nell’alcol.
Quando la situazione pareva per me essere giunta al capolinea, ed essere oramai irrecuperabile, fu necessaria una disgrazia perché potessi riprendere un po’ la situazione in mano. Fu un’automobile, che nonostante tutto oggi potrei ringraziare, a investirmi mentre a piedi stavo attraversando le strisce pedonali. Il colpo fu violento, al punto che all’ospedale dovetti stare per un mese circa, con qualche giorno di rianimazione.
Tutto sommato quella fu come una medicina per me, che grazie anche all’aiuto di medici, che dagli analisi avevano rilevato un tasso alcolico elevato , mi hanno fatto entrare in un’apposita struttura per alcolisti e fare un percorso ben preciso, che da quando ho messo piede fuori non ho più ritoccato un solo bicchiere contenente alcol.
Grazie agli amici sono riuscito ad entrare come dipendente in un’azienda d’imballaggio. E se anche per me le cose sono cambiate sotto certi aspetti, non lo sono sotto altri. Continuo ad essere un uomo solo, la mia ex moglie e i miei figli non mi vogliono più vedere. Non vogliono più saperne di me. Di errori ne ho commessi molti, ma è possibile che nessuno di loro se la senta di fare un passo indietro e riallacciare un rapporto con me?

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