Scienza, vera figlia ti mostri del Tempo annoso,
tu che ogni cosa trasmuti col penetrante occhio!
Ma dimmi, perché al poeta così dilani il cuore,
avvoltoio dalle ali grevi e opache?
Come potrebbe egli amarti? E giudicarti savia,
se mai volesti che libero n'andasse errando
a cercar tesori per i cieli gemmati?
Pure, si librava con intrepide ali.
Non hai tu sbalzato Diana dal suo carro?
E scacciato l'Amadriade dal bosco,
che in più felice stella trovò riparo?
Non hai tu strappato la Naiade ai suoi flutti,
l'Elfo ai verdi prati e me stesso infine
al mio sogno estivo all'ombra del tamarindo?
martedì 17 marzo 2020
Edgar Allan Poe. Poesia. Sonetto alla scienza
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