Al fondo
d’un orrido paese che non ha inverno, rettore
di teste calde, giudice di liti
senza capo né coda
-cos’altro può volere il più maligno
dei padri? Solo in sogno mi riporta
al verde inciso dei prati, ai piaceri d’un tempo
che non ritorna: il trotto nel maneggio
deserto,
le delicate azioni campestri,
le giubbe rosse per strangolare la volpe
dietro l’ultima siepe.
Realtà
è lo squallore dei viaggi, la carriera mal digerita,
le raccomandazioni che non servono a niente
o arrivano in ritardo; è avere, invece
dello stagno grigio e mattutino, pieno
di pigra cacciagione,
questo sporco catino dove mi lavo le mani.
da Le case della vetra
Nessun commento:
Posta un commento