Ho parcheggiato la mia, come dire, vissuta, auto nella
simpatica piazza di un piccolo paese non lontano dalla città. Tutto e tutti si
muovevano con estrema calma. Anche le foglie sembrava si facessero cullare con
imperturbabilità dalla brezza pomeridiana. Ogni cosa intorno a me sembrava
dirmi: vai adagio, goditi il momento e la vita. Anche il vociferare,
colorato da qualche bestemmia, degli anziani abitanti che giocavano a
carte sulla terrazza del circolo alle mie spalle, non era affatto
fastidioso.
Seduti sulla panchina in cemento alle spalle di un piccolo monumento, una coppietta si sbaciucchiava e coccolandosi reciprocamente si inebriavano con tenere frasi e ciò mi trasmetteva una sensazione di caldo benessere.
Respirando a pieni polmoni il profumo del glicine e quell’atmosfera che sapeva di buono ( quasi irreale ), chiusi la macchina e girando intorno al monumento, mi avviai verso il circolo per prendermi un buon caffè.
Camminando lentamente, il mio sguardo non riuscì a far a meno di squadrare quel soldato di bronzo. Impettito sull’attenti in mezzo a due lapidi. Con il fucile ben stretto sotto il braccio, adeso alla gamba ed il corpo coperto da giberne piene di proiettili, sembrava proprio di guardia a quelle lapidi che riportavano l’incisione: – in memoria ai nostri eroi di guerra -. Suggestivo. Suggestivo e nauseante.
Mi soffermai a fissare quella colata di bronzo a forma di soldato ben addestrato e quel tappeto di nomi incisi sulle lapidi perché non riuscivo bene a capire chi mai fossero tutte quelle persone. Perché eroi di guerra? Ma soprattutto, perché eroi? Non capivo.
Ma chi cazzo potrà mai essere un eroe di guerra!?
Non capisco. Sarò stupido ma io continuo a non capire.
Guardando però un vocabolario, la soluzione c’è: “nel mito classico, uomo nato da una divinità e da un mortale, capace perciò di imprese eccezionali. Chi da prova di coraggio, di abnegazione: morire da eroe”. Saranno figli di Zeus e di una fittavola locale!
Dare prova di coraggio e di abnegazione eseguendo perfettamente ogni ordine, compreso quello di uccidere. Sparare ed uccidere quanti più nemici possibile. Persone come lui che si sono ritrovate al fronte per volere di chissà chi. Magari, come lui, con a casa figli e moglie in trepidante attesa e nella speranza di poterlo rivedere vivo.
Ma no! Mi sbaglio. Un eroe non può essere una persona che uccide i propri simili.
E’ impossibile pensare che un generale che manda il suo reggimento, i suoi uomini, al massacro per difendere un pezzo di terra o per un qualsiasi ideale, sia considerato un eroe. Di conseguenza chiunque si trovi in un campo di battaglia non può essere considerato tale o ricevere onorificenze in merito.
Allora chi sono i veri eroi?
Ma si. Si. Questo monumento sarà sicuramente dedicato a quelle persone, che in un momento difficile come la guerra, aiutavano chi era in difficoltà: quei soldati caduti, feriti o magari menomati di qualche arto dalle mine o colpiti da proiettili. E’ proprio vero, bisognava ringraziare, con un monumento, tutte quelle crocerossine, infermieri e medici che aiutavano a guarire i soldati: “A te manca una gamba e per questo ti congediamo, si. Sei contento? Puoi tornare a casa”.
Puoi tornare. Monco, ma puoi tornare dalla tua famiglia con l’onore di aver servito la patria.
Oppure: “Ehi! Tu. Si, proprio tu li nell’angolo. La pallottola che ti ha colpito al braccio l’abbiamo estratta. Stai tranquillo che tra pochi giorni guarirai e potrai tornare al fronte”. Ho sbagliato ancora. Neanche questi mi sembrano eroi. Ti curano e ti guariscono le ferite per poi, se servi ancora, ributtarti nella mischia. Così, ancora più incazzato, affronterai il nemico e con sprezzo del pericolo potrai abbattere ancora più vite. Allora questo monumento in memoria di chi cazzo è stato fatto?
Ripensandoci ancora, l’eroe è colui che da prova del suo coraggio. Coraggio di schivare bombe per tirarne delle altre. Un eroe deve essere capace di imprese eccezionali. Dov’è l’eccezionale nel combattere una guerra e nell’uccidere i propri simili!? E’ davvero un eroe il soldato che fa la sentinella alla polveriera e che muore per difendere armi che verrebbero poi usate contro un altro ragazzo, che come lui, difendeva altre armi per un’altra nazione !?
Non può essere niente di tutto questo.
Tornai indietro e mi appoggiai al cofano dell’auto ed accendendomi una sigaretta trovai la risposta:
– Gli Eroi sono tutte quelle persone che si sono rifiutate di premere un grilletto. Credo sia questa la cosa eccezionale che contraddistingue un Eroe: dire no all’ignoranza ed alla assurda voglia di potere dell’uomo che lo rende talmente avido e vuoto da poter volere la morte dei suoi eguali -.
A quel punto chiusi gli occhi ed immaginai di trovarmi al fronte tra spari e bombe:
– … un uomo dai folti baffi, con il petto pieno di medaglie e fiero di sé, gridava ai suoi soldati: “Forza, avanzate e sparate. Uccideteli tutti.”
L’intero plotone si alzò in piedi. Tutti quei ragazzi posarono fucili ed elmetti e battendosi a vicenda pacche sulle spalle si voltarono, prendendo ognuno la via verso la propria casa, non curandosi minimamente delle urla forsennate di quel comandante, che dandogli delle carogne, li incitava a tornare per uccidere e distruggere.
Ecco!
Finalmente ho trovato gli Eroi.
Tornai verso il circolo per bere il mio caffè ed era chiuso.
“Mi soffermai troppo nei miei pensieri”. Non importa. Montai in macchina, mi accesi un’altra sigaretta e ripresi la statale guardando il tramonto dallo specchio retrovisore.
Seduti sulla panchina in cemento alle spalle di un piccolo monumento, una coppietta si sbaciucchiava e coccolandosi reciprocamente si inebriavano con tenere frasi e ciò mi trasmetteva una sensazione di caldo benessere.
Respirando a pieni polmoni il profumo del glicine e quell’atmosfera che sapeva di buono ( quasi irreale ), chiusi la macchina e girando intorno al monumento, mi avviai verso il circolo per prendermi un buon caffè.
Camminando lentamente, il mio sguardo non riuscì a far a meno di squadrare quel soldato di bronzo. Impettito sull’attenti in mezzo a due lapidi. Con il fucile ben stretto sotto il braccio, adeso alla gamba ed il corpo coperto da giberne piene di proiettili, sembrava proprio di guardia a quelle lapidi che riportavano l’incisione: – in memoria ai nostri eroi di guerra -. Suggestivo. Suggestivo e nauseante.
Mi soffermai a fissare quella colata di bronzo a forma di soldato ben addestrato e quel tappeto di nomi incisi sulle lapidi perché non riuscivo bene a capire chi mai fossero tutte quelle persone. Perché eroi di guerra? Ma soprattutto, perché eroi? Non capivo.
Ma chi cazzo potrà mai essere un eroe di guerra!?
Non capisco. Sarò stupido ma io continuo a non capire.
Guardando però un vocabolario, la soluzione c’è: “nel mito classico, uomo nato da una divinità e da un mortale, capace perciò di imprese eccezionali. Chi da prova di coraggio, di abnegazione: morire da eroe”. Saranno figli di Zeus e di una fittavola locale!
Dare prova di coraggio e di abnegazione eseguendo perfettamente ogni ordine, compreso quello di uccidere. Sparare ed uccidere quanti più nemici possibile. Persone come lui che si sono ritrovate al fronte per volere di chissà chi. Magari, come lui, con a casa figli e moglie in trepidante attesa e nella speranza di poterlo rivedere vivo.
Ma no! Mi sbaglio. Un eroe non può essere una persona che uccide i propri simili.
E’ impossibile pensare che un generale che manda il suo reggimento, i suoi uomini, al massacro per difendere un pezzo di terra o per un qualsiasi ideale, sia considerato un eroe. Di conseguenza chiunque si trovi in un campo di battaglia non può essere considerato tale o ricevere onorificenze in merito.
Allora chi sono i veri eroi?
Ma si. Si. Questo monumento sarà sicuramente dedicato a quelle persone, che in un momento difficile come la guerra, aiutavano chi era in difficoltà: quei soldati caduti, feriti o magari menomati di qualche arto dalle mine o colpiti da proiettili. E’ proprio vero, bisognava ringraziare, con un monumento, tutte quelle crocerossine, infermieri e medici che aiutavano a guarire i soldati: “A te manca una gamba e per questo ti congediamo, si. Sei contento? Puoi tornare a casa”.
Puoi tornare. Monco, ma puoi tornare dalla tua famiglia con l’onore di aver servito la patria.
Oppure: “Ehi! Tu. Si, proprio tu li nell’angolo. La pallottola che ti ha colpito al braccio l’abbiamo estratta. Stai tranquillo che tra pochi giorni guarirai e potrai tornare al fronte”. Ho sbagliato ancora. Neanche questi mi sembrano eroi. Ti curano e ti guariscono le ferite per poi, se servi ancora, ributtarti nella mischia. Così, ancora più incazzato, affronterai il nemico e con sprezzo del pericolo potrai abbattere ancora più vite. Allora questo monumento in memoria di chi cazzo è stato fatto?
Ripensandoci ancora, l’eroe è colui che da prova del suo coraggio. Coraggio di schivare bombe per tirarne delle altre. Un eroe deve essere capace di imprese eccezionali. Dov’è l’eccezionale nel combattere una guerra e nell’uccidere i propri simili!? E’ davvero un eroe il soldato che fa la sentinella alla polveriera e che muore per difendere armi che verrebbero poi usate contro un altro ragazzo, che come lui, difendeva altre armi per un’altra nazione !?
Non può essere niente di tutto questo.
Tornai indietro e mi appoggiai al cofano dell’auto ed accendendomi una sigaretta trovai la risposta:
– Gli Eroi sono tutte quelle persone che si sono rifiutate di premere un grilletto. Credo sia questa la cosa eccezionale che contraddistingue un Eroe: dire no all’ignoranza ed alla assurda voglia di potere dell’uomo che lo rende talmente avido e vuoto da poter volere la morte dei suoi eguali -.
A quel punto chiusi gli occhi ed immaginai di trovarmi al fronte tra spari e bombe:
– … un uomo dai folti baffi, con il petto pieno di medaglie e fiero di sé, gridava ai suoi soldati: “Forza, avanzate e sparate. Uccideteli tutti.”
L’intero plotone si alzò in piedi. Tutti quei ragazzi posarono fucili ed elmetti e battendosi a vicenda pacche sulle spalle si voltarono, prendendo ognuno la via verso la propria casa, non curandosi minimamente delle urla forsennate di quel comandante, che dandogli delle carogne, li incitava a tornare per uccidere e distruggere.
Ecco!
Finalmente ho trovato gli Eroi.
Tornai verso il circolo per bere il mio caffè ed era chiuso.
“Mi soffermai troppo nei miei pensieri”. Non importa. Montai in macchina, mi accesi un’altra sigaretta e ripresi la statale guardando il tramonto dallo specchio retrovisore.
Nessun commento:
Posta un commento