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giovedì 4 giugno 2020

Racconto. La follia del carnevale.


Facevano proprio sei mesi che si era separato dalla moglie, un matrimonio breve e senza figli ma che gli aveva lasciato tanto male dentro: un senso di fallimento totale che gli aveva fatto affiorare la poca autostima che aveva, il sentirsi non eccezionale nella sua professione di medico, la nostalgia della sua terra, della sua Acireale e di tutto quello che forse in quel posto, poteva essere diverso... chissà! Così chiamò sua madre e le disse che quest'anno sarebbe sceso ad Acireale per Carnevale. Naturalmente lei ne fu felice, lasciava così di rado Torino, era diventato assente un po' come i torinesi, ecco perché si era meravigliata del suo arrivo. Lo richiamò alcuni giorni dopo dicendogli che aveva incontrato alla "fiera" Angela, - si proprio lei, non stavate insieme? Le ho detto che torni, mi ha dato il suo numero così vi potete sentire -. Quanti secoli fa, pensò Matteo? Aveva in testa la nebbia del nord, fece fatica ma si ricordò di Angela. Abitava nella palazzina accanto la casa di sua nonna e da piccoli giocavano spesso insieme nel cortile, poi si ritrovarono al Liceo Gulli e Pennisi, lei era una classe dietro, e lì ebbero una breve storia. Era carina Angela, non molto alta, capelli scuri, vispa e spiritosa. Pensava questo mentre era in volo per Catania, piaceva a tutti proprio per la sua vitalità, come aveva fatto a dimenticare? E Rosy? Anche con lei stava nascendo qualcosa ma poi ebbe il sopravvento Filippo. Erano ragazzi ma sembrava tutto così lontano. Era andato via dopo la laurea, esattamente dodici anni prima, non era mai stato di grande compagnia, ma allora, anche quando era all'università, riusciva a divertirsi, soprattutto a Carnevale. Si incontrava con i suoi amici davanti al tabaccaio di piazza Garibaldi stavano un poco a giocare con i martelletti, facevano male ma allora lo facevano tutti, si spruzzavano schiuma e deodoranti, si rincorrevano tra i carri e la gente, tante volte ridotti pieni di schiuma abbracciavano i passanti e più di una volta rischiarono di prenderle sul serio. - Devo incontrare i vecchi amici e uscirci almeno una sera, chissà se riusciremo ancora a divertirci! - Pensava questo mentre aspettava il suo bagaglio! A casa con sua madre, tra le altre cose, parlò anche di questo e lei corse subito a prendergli il numero di Angela. Era un numero fisso e Matteo la chiamò subito, - perché perdere tempo - pensò - sto solo pochi giorni. - Angela era a casa stava facendo una ripetizione di matematica, - ti dispiace se posticipiamo? Possiamo vederci più tardi fuori se vuoi, oggi la giornata è mite, possiamo fare un giro. - gli disse. Si incontrarono alle 19 al solito posto. Strano pensò Matteo, molte cose erano cambiate, ma il tabaccaio era sempre là, anche lui più grande... ma lo stesso. Quasi non riconobbe Angela, era rossa ma stava bene, era ancora carina e vitale, positiva. Riuscirono a comunicare gridando perché stava sfilando uno dei gruppi mascherati e si stavano esibendo proprio lì. Decisero di allontanarsi e si diressero verso la via Paolo Vasta. - Ma non passano da qui? - - Si vede che manchi da parecchio, ormai il giro si è allargato, procedono verso piazza Indirizzo e percorrono il Corso Italia. - Teneva in mano il telefono e difatti si illuminò - siamo proprio qui, stiamo fermi e ti aspettiamo. - Era Roberto, caspita si erano laureati alla stessa sessione, quante materie avevano dato assieme, perché non aveva pensato più a lui? - Eh, Torino ti ha fatto male, tua madre mi ha detto che ti sei separato. Io l'ho fatto pure, non è stato un bel momento ma poi ho ripreso in mano la mia vita e come vedi va benone, e comunque stasera con voi non si può non sorridere: è troppo bello. - E poi spuntò Roberto, pochi capelli, ma al solito tanta allegria, abbracci tanti, risate a non finire, sembrava essere tornati indietro. Preso dall'euforia Matteo propose di comprare le bombolette e rifare gli scherzi della schiuma. - guarda che ormai sono proibite è difficile trovarle, ma ci possiamo provare - disse Roberto - però ci mettiamo le maschere, noi qui siamo conosciuti. - E così girarono di bancarella in bancarella fino a quando non ne racimolarono, di nascosto, un bel po'. Dopo comprarono le maschere e mentre si dirigevano verso piazza Duomo Angela pensò di passare dal rivenditore di computer. - A che ti serve il computer in questo momento? - - Vieni e vedrai. - L'insegna diceva "Elettronica Filippo Castro" - No!! Filippo! Ma si è poi sposato con Rosy?- - Eccome no? E va tutto bene, pensa hanno avuto quattro figli, due sono gemelli.- - Io direi di passarci, prima gli facciamo uno scherzetto e dopo se non viene con noi ce lo porteremo sulle spalle. - disse Roberto e giù risate e corse a perdifiato. Ma che stava succedendo, nessuno di loro aveva più fatto quelle cose da bambini da anni, sembravano presi dalla magia del carnevale ma non ne erano dispiaciuti, anzi passando riempirono di schiuma il cappuccio di un signore fermo a parlare al telefono e dopo glielo alzarono sul capo. All'amico vicino non andò meglio, aveva un cappello gli fecero un cono di schiuma e Angela completò con un quintale di coriandoli e giù a correre a perdifiato e infilarsi nel negozio del vecchio compagno. Sentendo il trambusto Filippo si girò di scatto facendo cadere una pila di scatole con dentro telecomandi. Vedendo i tipi fermi davanti a lui con le mani in tasca e le maschere in volto ebbe paura, i compagni, però, in modo fulmineo tolsero le maschere e lo ricoprirono di schiuma! Filippo era semplicemente esterrefatto, non sapeva se prenderli a pugni o a calci o tirare loro le scatole che aveva fatto cadere, poi si fermò un attimo li guardò, e con uno scatto afferrò la bomboletta dalle mani di Angela e cominciò a spruzzare i vecchi amici: una lotta "all'ultimo sangue" che impiegati e clienti guardarono sgomenti, come si poteva guardare dei quindicenni che si prendono a botte. Dopo risate a non finire, scappellotti e spintoni come facevano al Liceo. - Ragazzi, io fra poco chiudo, ma stasera andiamo tutti ad una festa in maschera organizzata dal fratello di Rosy, io non ci sarei andato ma mi avete coinvolto, che mi avete fatto?- disse Filippo. - È stato Matteo - - No - disse Angela - è stata la magia del Carnevale, lui è così ci prende, ci strizza e ci rende folli, proprio come lui! Dai andiamo a cercare i travestimenti, dobbiamo fare impazzire tutti. - - Veramente io prima vado a cercare altre bombolette, - dice Filippo - sarà una notte da pazzi!- Il Carnevale è così agguanta persone normali, banali, grigie e le fa diventare dei ragazzini frizzanti!

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