Facevano proprio
sei mesi che si era separato dalla moglie, un matrimonio breve e senza figli ma
che gli aveva lasciato tanto male dentro: un senso di fallimento totale che gli
aveva fatto affiorare la poca autostima che aveva, il sentirsi non eccezionale
nella sua professione di medico, la nostalgia della sua terra, della sua
Acireale e di tutto quello che forse in quel posto, poteva essere diverso...
chissà! Così chiamò sua madre e le disse che quest'anno sarebbe sceso ad
Acireale per Carnevale. Naturalmente lei ne fu felice, lasciava così di rado
Torino, era diventato assente un po' come i torinesi, ecco perché si era
meravigliata del suo arrivo. Lo richiamò alcuni giorni dopo dicendogli che
aveva incontrato alla "fiera" Angela, - si proprio lei, non stavate
insieme? Le ho detto che torni, mi ha dato il suo numero così vi potete sentire
-. Quanti secoli fa, pensò Matteo? Aveva in testa la nebbia del nord, fece
fatica ma si ricordò di Angela. Abitava nella palazzina accanto la casa di sua
nonna e da piccoli giocavano spesso insieme nel cortile, poi si ritrovarono al
Liceo Gulli e Pennisi, lei era una classe dietro, e lì ebbero una breve storia.
Era carina Angela, non molto alta, capelli scuri, vispa e spiritosa. Pensava
questo mentre era in volo per Catania, piaceva a tutti proprio per la sua
vitalità, come aveva fatto a dimenticare? E Rosy? Anche con lei stava nascendo
qualcosa ma poi ebbe il sopravvento Filippo. Erano ragazzi ma sembrava tutto
così lontano. Era andato via dopo la laurea, esattamente dodici anni prima, non
era mai stato di grande compagnia, ma allora, anche quando era all'università, riusciva
a divertirsi, soprattutto a Carnevale. Si incontrava con i suoi amici davanti
al tabaccaio di piazza Garibaldi stavano un poco a giocare con i martelletti,
facevano male ma allora lo facevano tutti, si spruzzavano schiuma e deodoranti,
si rincorrevano tra i carri e la gente, tante volte ridotti pieni di schiuma
abbracciavano i passanti e più di una volta rischiarono di prenderle sul serio.
- Devo incontrare i vecchi amici e uscirci almeno una sera, chissà se
riusciremo ancora a divertirci! - Pensava questo mentre aspettava il suo
bagaglio! A casa con sua madre, tra le altre cose, parlò anche di questo e lei
corse subito a prendergli il numero di Angela. Era un numero fisso e Matteo la
chiamò subito, - perché perdere tempo - pensò - sto solo pochi giorni. - Angela
era a casa stava facendo una ripetizione di matematica, - ti dispiace se
posticipiamo? Possiamo vederci più tardi fuori se vuoi, oggi la giornata è
mite, possiamo fare un giro. - gli disse. Si incontrarono alle 19 al solito
posto. Strano pensò Matteo, molte cose erano cambiate, ma il tabaccaio era
sempre là, anche lui più grande... ma lo stesso. Quasi non riconobbe Angela,
era rossa ma stava bene, era ancora carina e vitale, positiva. Riuscirono a
comunicare gridando perché stava sfilando uno dei gruppi mascherati e si
stavano esibendo proprio lì. Decisero di allontanarsi e si diressero verso la
via Paolo Vasta. - Ma non passano da qui? - - Si vede che manchi da parecchio,
ormai il giro si è allargato, procedono verso piazza Indirizzo e percorrono il
Corso Italia. - Teneva in mano il telefono e difatti si illuminò - siamo
proprio qui, stiamo fermi e ti aspettiamo. - Era Roberto, caspita si erano
laureati alla stessa sessione, quante materie avevano dato assieme, perché non
aveva pensato più a lui? - Eh, Torino ti ha fatto male, tua madre mi ha detto
che ti sei separato. Io l'ho fatto pure, non è stato un bel momento ma poi ho
ripreso in mano la mia vita e come vedi va benone, e comunque stasera con voi
non si può non sorridere: è troppo bello. - E poi spuntò Roberto, pochi
capelli, ma al solito tanta allegria, abbracci tanti, risate a non finire,
sembrava essere tornati indietro. Preso dall'euforia Matteo propose di comprare
le bombolette e rifare gli scherzi della schiuma. - guarda che ormai sono
proibite è difficile trovarle, ma ci possiamo provare - disse Roberto - però ci
mettiamo le maschere, noi qui siamo conosciuti. - E così girarono di bancarella
in bancarella fino a quando non ne racimolarono, di nascosto, un bel po'. Dopo
comprarono le maschere e mentre si dirigevano verso piazza Duomo Angela pensò
di passare dal rivenditore di computer. - A che ti serve il computer in questo
momento? - - Vieni e vedrai. - L'insegna diceva "Elettronica Filippo
Castro" - No!! Filippo! Ma si è poi sposato con Rosy?- - Eccome no? E va
tutto bene, pensa hanno avuto quattro figli, due sono gemelli.- - Io direi di
passarci, prima gli facciamo uno scherzetto e dopo se non viene con noi ce lo
porteremo sulle spalle. - disse Roberto e giù risate e corse a perdifiato. Ma
che stava succedendo, nessuno di loro aveva più fatto quelle cose da bambini da
anni, sembravano presi dalla magia del carnevale ma non ne erano dispiaciuti,
anzi passando riempirono di schiuma il cappuccio di un signore fermo a parlare
al telefono e dopo glielo alzarono sul capo. All'amico vicino non andò meglio,
aveva un cappello gli fecero un cono di schiuma e Angela completò con un
quintale di coriandoli e giù a correre a perdifiato e infilarsi nel negozio del
vecchio compagno. Sentendo il trambusto Filippo si girò di scatto facendo
cadere una pila di scatole con dentro telecomandi. Vedendo i tipi fermi davanti
a lui con le mani in tasca e le maschere in volto ebbe paura, i compagni, però,
in modo fulmineo tolsero le maschere e lo ricoprirono di schiuma! Filippo era
semplicemente esterrefatto, non sapeva se prenderli a pugni o a calci o tirare
loro le scatole che aveva fatto cadere, poi si fermò un attimo li guardò, e con
uno scatto afferrò la bomboletta dalle mani di Angela e cominciò a spruzzare i
vecchi amici: una lotta "all'ultimo sangue" che impiegati e clienti
guardarono sgomenti, come si poteva guardare dei quindicenni che si prendono a
botte. Dopo risate a non finire, scappellotti e spintoni come facevano al
Liceo. - Ragazzi, io fra poco chiudo, ma stasera andiamo tutti ad una festa in
maschera organizzata dal fratello di Rosy, io non ci sarei andato ma mi avete
coinvolto, che mi avete fatto?- disse Filippo. - È stato Matteo - - No - disse
Angela - è stata la magia del Carnevale, lui è così ci prende, ci strizza e ci
rende folli, proprio come lui! Dai andiamo a cercare i travestimenti, dobbiamo
fare impazzire tutti. - - Veramente io prima vado a cercare altre bombolette, -
dice Filippo - sarà una notte da pazzi!- Il Carnevale è così agguanta persone
normali, banali, grigie e le fa diventare dei ragazzini frizzanti!
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