Un Sabato mattina Zeta fu svegliata da uno squillo di tromba, lo riconobbe subito, anche se lo aveva sentito poche volte nella sua giovane vita, era il segnale che qualcuno, di estraneo all'alveare, chiedeva il permesso di poter entrare per parlare con la regina.
Infatti era un giovane fuco che abitava 10 alveari più a valle, era stato mandato dalla propria regina con una richiesta.
Gina decise di riceverlo per sentire cosa avesse da dire; non appena il fuco fu al cospetto di sua maestà con voce tremolante disse: " Mi manda Nova, regina del mio alveare, con una richiesta" Sua altezza lo guardò e poi disse:" Su dai dai! Non ti fermare e parlami di questa richiesta!" Il fuco disse :"Durante l'inverno siamo rimasti senza pappa reale e la nostra regina è morta, quindi abbiamo usato tutto il miele che rimaneva per nutrire Nova, farla crescere e così diventare la regina che è adesso, sono qui per chiedere se gentilmente potreste prestarci un pò del vostro miele così da sfamare le nostre api operaie che, ormai stremate, non riescono più a lavorare."Gina si alzò e disse: "Cosa vi fa pensare che ci avanzi del miele?" Il fuco rispose: "Beh! le nostre api operaie, prima di ammalarsi, si sono spinte fin quà e...." La regina lo interruppe bruscamente e disse: " Ahhhh ci avete spiato ecco cosa avete fatto! Non siete altro che fannulloni, avete oziato tutto l'inverno! E adesso cosa vi aspettate? Sono profondamente offesa dal vostro comportamento e non intendo aiutarvi, arrangiatevi e provate a chiedere altrove."
Gina congedò in malo modo il fuco rispedendolo a casa con un secco no!
Man mano che il miele si accumulava all'interno delle celle, l'odore dolce aumentava e si propagava sempre di più nell'aria circostante, inondando tutta la vallata.
La brutta stagione stava per finire, l'ultima neve si stava ancora sciogliendo e i primi timidi segni della primavera si potevano percepire nel canto degli uccelli e nel rigoglioso nascere dei primi bianchi bucaneve!
Zarta la nonna di Zeta era un ape ormai in pensione che aveva lavorato anch'essa, a suo tempo, nell'alveare come operaia; parlava spesso con la giovane nipotina raccontandole aneddoti della propria vita relativi al suo lavoro all'interno della colonia, diceva sempre che produrre miele è necessario, ma non bisogna esagerare altrimenti le conseguenze potrebbero essere catastrofiche.
Un giorno Zeta, durante il suo turno di raccolta polline, si allontanò di qualche km dall'alveare, stava seguendo i sentieri che portano in montagna quando un fragoroso frastuono la distolse dal suo lavoro. In un primo momento pensò che fosse il vecchio Prepotente, un vulcano ancora attivo che di tanto in tanto brontolava, ma ben presto si rese conto che il monte non c'entrava niente, il gran baccano che sentiva era prodotto dalla corsa di un gruppo di orsi bruni che dalle colline circostanti scendevano verso valle.
La giovane ape si chiese dov'è che andasse con tutta quella fretta, quel branco di orsi, anche lei sapeva che l'orso è un animale paziente e calmo che diventa aggressivo solo se provocato, poi si tranquillizzò e si rimise al lavoro scordandosi per un pò del brutto spavento che le avevano fatto prendere quegli animali.
Il momento di calma però durò poco, a Zeta infatti, tutto ad un tratto, tornarono alla mente i racconti della nonna, gli aneddoti che l'anziana ape le aveva raccontato la stavano spaventando a tal punto da paralizzarle le ali. Si ricordò di quando Zarta le aveva spiegato che troppo miele non va bene, e loro di miele in quella settimana, ne avevano prodotto una quantità esorbitante, a Zeta non ci volle poi più di tanto per capire che l'odore, che dall'alveare si propagava in tutta la vallata, aveva attirato tutti quegli orsi e li aveva spinti a scendere dalla montagna fino sulle colline.
Sì si stavano dirigendo proprio verso l'alveare, sicuramente lo avrebbero distrutto, e lei e le sue compagne sarebbero rimaste senza casa. Zeta volò più veloce che poteva, nel tentativo di superare gli orsi e arrivare prima di loro per dare l'allarme avvisando l'alveare.
Purtroppo però non riuscì nel suo intento; quandò arrivo gli orsi avevano già mangiato tutto il miele e spaccato in due l'alveare; la piccola ape cominciò a chiamare la nonna a voce alta e con il groppo in gola: "Nonnaaaaa, Nonnaaaaa, rispondimi". D'altro canto la nonna cercava sua nipote, volava sulle macerie chiamandola con voce decisa: " Zetaaaaa, dove sei, Zetaaaaa"
D'un tratto le due api si videro, volarono l'una verso l'altra e quando si raggiunsero si abbracciarono piangendo, un po' per la gioia di essersi ritrovate e un po' per il dolore provocato da tutta quella devastazione. Zarta guardò la nipote negli occhi e disse: " Hai visto? Te lo avevo detto! Nella vita bisogna accontentarsi e soprattutto quando si ha tanto, aiutare chi è stato sfortunato e donare al prossimo! L'avarizia è una brutta bestia, meglio sbarazzarsene!"
Dopo aver saputo di tutto quello che aveva fatto Zeta per avvisare l'alveare, di come aveva capitò che gli orsi erano diretti li attirati dal miele, la comunità decise all'unanimità di eleggerla nuova regina. La colonia sciamò ben presto più a valle costruì un nuovo alveare e nutrì, con pappa reale, la giovane regina che crebbe forte e giusta.
MORALE?
Faccio scegliere a voi!
IL TROPPO STROPPIA!
CHI SI ACCONTENTA GODE!
SBAGLIANDO S'IMPARA!
AIUTA I TUOI E POI GLI ALTRI SE PUOI!
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