Ho frugato
nella cassetta delle fotografie e tra le mani mi trovo tanti ricordi. Mio padre
in motocicletta su una vecchia Gilera rossa, la mamma da giovane, il piccolo Luigi
in atteggiamento altezzoso davanti ad una chiesa e mia sorella Gabriella appena
nata nelle braccia della mamma. Ne trovo altre di mio padre, con gli amici
“alla merenda”, con i suoi parenti, alla festa dell’Avis dove si vede la
consegna della medaglia d’oro per le 60 donazioni di sangue, durante una
partita di calcio dove faceva l’arbitro, ad un matrimonio, al mio giuramento
(da militare), con me in montagna. E lo rivedo triste e malinconico seduto sul
divano con le lacrime agli occhi. Rivedo la nonna che mi teneva per mano,
nell’aia della “Brera”, il nonno seduto su una sedia a recitare il rosario,
mentre lavorava la terra, le foto dei miei zii partiti per la 2° guerra
mondiale e mai più ritornati, nella cassetta delle fotografie ho trovato una
lettera di zio Luigi, scritta dal fronte russo. Non sono per me solo ricordi,
ma spaccati di vissuto, di vita quotidiana. Mi vengono alla mente i racconti di
mio nonno, quando mi parlava del San Martin (San Martino) della fine del mondo.
“Il vundes de nuember è il di de San Martin me vegn il mal de co se ga pensi”
pensi “, mi raccontava mio nonno seduto sulla sua solita sedia davanti alla finestra. Senza che gli chiedessi niente incominciava a raccontare… “Brute Bestie i Padrun delle terre, Brute Besti i Padrun delle terre. Il vundes de nuember era el dì da fa fagot, se il Padrun ta rinuava no il cuntrat d’affit della terra. A mi me capità tanti volt. Me ricordi che da picinin, gan cacia via da Barbata, me papà e la mia mamma a carica tutta la roba su un caret de legn, num fiò che piangevun, che avevum fam e frec, quand il caret l’era pien via a cerca un’altra tera da laura. Le minga com ades.” -
pensi “, mi raccontava mio nonno seduto sulla sua solita sedia davanti alla finestra. Senza che gli chiedessi niente incominciava a raccontare… “Brute Bestie i Padrun delle terre, Brute Besti i Padrun delle terre. Il vundes de nuember era el dì da fa fagot, se il Padrun ta rinuava no il cuntrat d’affit della terra. A mi me capità tanti volt. Me ricordi che da picinin, gan cacia via da Barbata, me papà e la mia mamma a carica tutta la roba su un caret de legn, num fiò che piangevun, che avevum fam e frec, quand il caret l’era pien via a cerca un’altra tera da laura. Le minga com ades.” -
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